venerdì 28 aprile 2017

L'EDUCAZIONE NEL MONDO CLASSICO 

L'EDUCAZIONE NEL MONDO GRECO:


Dell'educazione della Grecia arcaica sappiamo molto poco. L'ideale etico è quello della aretè, la virtù. I poemi omerici Iliade e Odissea, che assemblano materiali di quell'epoca, esaltano rispettivamente la virtù guerriere e quella intellettuale.

Sparta e Atene costituiscono due modelli antitetici dal punto di vista politico ed educativo. A Sparta vige una monarchia e l'educazione è di fatto una sorta di addestramento militare che vuole formare bravi soldati. Ad Atene si sono sviluppate istituzioni democratiche e l'educazione si propone di formare buoni cittadini.
La partecipazione agli organi di governo richiede un'educazione ricca e un'adeguata preparazione culturale

Nel contesto dell'Atene democratica compaiono i sofisti, insegnanti a pagamento di dialettica e retorica. Essi insegnano la virtù politica, ossia la capacità di convincere l'uditorio delle proprie tesi, demolendo quelle avversarie. Sono anche promotori di una cultura enciclopedica, ma negano l'esistenza di valori assoluti e la possibilità di raggiungere una conoscenza certa.

Simile ai sofisti per l'uso della dialettica, Socrate si pone nella storia della pedagogia con particolarità: il suo metodo di ricerca, basato sull'ironia, della confutazione dialettica e sulla ricerca interiore, costituisce il primo grande caso di relazione educativa nella quale l'allievo è un soggetto attivo.

Platone segue la strada di Socrate, in una progetto di riforma culturale. Nella Repubblica egli descrive uno stato ideale, guidato dai filosofi e prospetta un percorso educativo destinato ai migliori provenenti di ogni classe sociale.
Lo scopo dell'educazione è formare le tipologie di cittadini necessari allo Stato, a partire dalle attitudini naturali di ciascuno. Nelle leggi, dove formula un progetto politico più concreto, Platone estende il suo programma educativo a tutti i cittadini.

In contrapposizione sia alla pretesa di Platone sia di raggiungere la verità, sia il progetto dei sofisti di insegnare una pura arte del discorso, Isocrate fonda una scuola nella quale vengono trasmessi un ampio sapere enciclopedico e la retorica. L'obbiettivo di Isocrate è di formare uomini politici all'altezza della situazione, tanto abili dialetticamente quanto di saldi principi morali.

Al pari di Platone, Aristotele è sia un filosofo, sia un insegnante sia un teorico dell'educazione. Le sue riflessioni sull'educazione si sviluppano all'interno di una riflessione etico-politica, incentrata sul tema della felicità e le funzioni dell Stato.
Secondo Aristotele, infatti, l'educazione, a partire dai 7 anni deve essere impartita dallo Stato, che si propone la perfetta formazione armonica dell'uomo, attraverso uno sviluppo fisico, intellettuale e morale.

In età ellenistica, mentre va articolandosi il sistema educativo. l'ideale di una felicità privata prende il sopravvento sull'ideale del cittadino impegnato, in seguito alla fine delle città-stato e al prevalere degli imperi. Gli ideali educativi mutano di conseguenza. Plutarco propone gli esempi storici come modelli di virtù invece di scrivere alti ideali, mentre Sesto Empirico criticando la possibilità di una conoscenza certa, sottolinea l'importanza dell'esperienza per l'apprendimento.

IL RUOLO DELLE EMOZIONI 

                                     Memoria di lavoro
                           Concentrazione  
         ⇧         
Attenzione ⇦ EMOZIONE CONTRO RAZIONALITÀ
               ⇣                 ⇙            ⤵
   Preoccupazioni       Emozioni      Contrasti(conflitti)͎
                                                  ⇓                    ⬋      ⬊
                                emisfero destro       emisf. sinistro
                                                 ⇓                                            
                     due tipi   
             POSITIVE  ↵           NEGATIVE               
             ⥯                           ⥯
   motivazione Estrinseca                       Blocco (livello ansia troppo alto)
                 
 comprensione da parte dell'educatore

GLI STILI DI APPRENDIMENTO

1. In base alle funzioni

  • stile legislativo: caratterizzato da decisioni, regole autonome e rifiuto di problemi prestrutturati , favorisce la creatività e può essere penalizzato in ambienti scolastici o di lavoro molto conformisti.
  • stile esecutivo: proprio di chi applica volentieri regole esistenti e preferisce ricevere istruzioni, ed è per questa ragione considerato affidabile.
  • stile giudiziario: tipico di chi ama valutare regole, procedure e idee esistenti, formulando critiche, esprimendo opinioni, valutando le persone ed il loro lavoro.

2. In base alle forme

  • stile monarchico: proprio di persone risolute che si dedicano completamente ad un'impresa, non amano aiuti o intromissioni nella risoluzione del problema.
  • stile gerarchico: definito da una gerarchia di obbiettivi e delle loro priorità nonché da organizzazione e sistematicità nella risoluzione dei singoli problemi, al punto di rendere talvolta difficile una decisione complessiva.
  • stile oligarchico: caratterizzato dalla compresenza di più obbiettivi, anche in competizione fra loro, spesso deve essere controbilanciato dalla presenza di indicazioni nette.
  • stile anarchico: proprie delle persone motivate da più bisogni e obbiettivi, l'approccio ai problemi è causale, creativo e innovativo.

3. In base ai livelli

  • stile globale: è tipico di chi preferisce questioni vaste ed astratte, non ama i dettagli e tende a trascurare i particolari.
  • stile locale o analitico: comporta attenzione verso i dettagli, gli aspetti pratici delle situazioni, con il rischio di perdere di vista l'insieme.

4. In base agli scopi

  • stile interno: proprio di persone introverse, distaccate nei confronti del mondo esterno, poco socievoli, che preferisco l'isolamento e lavorare da sole.
  • stile esterno: proprio di persone estroverse, collaborative, espansive, aperte al dialogo, sensibili alle questioni sociali.

5. In base alle inclinazioni

  • stile liberale: tipico di chi tende a favorire il cambiamento, cerca situazioni nuove e agisce al di là delleregole.
  • stile conservatore: proprio di chi si conforma alle procedure esistenti, minimizza i cambiamenti.

STILE COGNITIVO E CARATTERE DELLO STUDENTE

STILE COGNITIVO                   CARATTERISTICHE DELLO STUDENTE

ANALITICO   Parte dai dettagli per ricostruire man mano il quadro      
                                    generale.
GLOBALE     Si interessa del particolare dopo aver maturato una visione di                 
                                    insieme.

INDIPENDENTE Isola i singoli argomenti dal resto.
DIPENDENTE  Evidenzia i collegamenti tra il contesto in cui l'argomento è
                                      l'argomento stesso.                           

VISUALE     Predilige l'uso di immagini,schemi riassuntivi, diagrammi, 
                                   tabelle
VERBALE    Predilige l'uso del codice linguistico, ossia testi, registrazioni 
                                   sonore ed impara per letteratura e ripetizione.
CINESTETICO Predilige l'esercizio.

CONVERGENTEParte dalle informazioni disponibili per convergere verso   
                                          una soluzione unica al problema.
DIVERGENTEParte dall'informazione a disposizione per procedere in modo 
                                     creativo generando una varietà di risposte o soluzioni originali
                                     e flessibili.

STUDIARE COME E PERCHE'

Motivazioni e attribuzioni, entrano a far parte di una particolare competenza chiamata: IMPARARE A IMPARARE.
In secondo luogo, le motivazioni e le attribuzioni, sono una componente dell'apprendimento di cui lo studente e il docente devono essere consapevoli, e che si affianca ad altre, gli stili COGNITIVI e le EMOZIONI. Tali fattori, interagiscono tra di loro in modo complesso.

IMPARARE AD IMPARARE
A questo proposito, molti pedagogisti dicono che alle teste piene (piene di nozioni) sono da preferire le teste ben fatte, cioè teste che hanno imparato ad imparare e che possiedono un metodo di studio utile scuola e anche nella vita.
Imparare ad imparare, è una competenza articolata in 3 aspetti:
  1. il SAPERE, ovvero le conoscenze;
  2. il SAPER FARE, ovvero l'applicazione delle proprie conoscenze;
  3. il SAPER ESSERE, ovvero le convinzioni, gli atteggiamenti, e le motivazioni.

La capacità di imparare a imparare richiede quindi abilità cognitive, che riguardano il modo di apprendere e di gestire le conoscenze e abilità metacognitive, che hanno invece per oggetto la valutazione dei propri risultati.
In funzione di questa nuova esigenza, cambia la figura dell'insegnante, che deve insegnare ad imparare, il cui scopo non è trasmette informazioni, ma condurre l'allievo a una sempre maggiore autonomia.
A questo scopo, è necessario che l'approccio dell'insegnante sia:

  • INTEGRATO, collega contenuti, metodi e argomenti in modo interdisciplinare, stimolando l'allievo a passare autonomamente da un campo del sapere all'altro;
  • ESPERIENZALE, procede per "problemi e per oggetti", favorendo la riflessione sulle esperienze e lo sviluppo del pensiero critico; detto in altri termini, lo studente astrae dalle singole esperienze ed elabora regole di carattere generale, riflette su ciò che apprende, scopre le cause ecc.;
  • ESPLICITO, stimola gli studenti a raggiungere la consapevolezza di sè e di quanto stanno facendo, e a maturare la capacità di condivisione e socializzazione.

domenica 12 marzo 2017

CARATTERE, TEMPERAMENTO E PERSONALITA'.

Tre elementi concorrono alla definizione dei tratti caratteristici di una persona, il temperamento, il carattere e la personalità. In un certo senso possiamo dire che sono l’espressione di ciò che è innato, di ciò che si apprende e si forma nel corso della vita, dell’interazione dinamica tra innatismo e apprendimento. Talvolta si tende a considerare ciascuno di questi fattori come sinonimo degli altri, generando un po’ di confusione. Allora vediamo di fare un po’ di chiarezza.
 IL TEMPERAMENTO
Il temperamento è l’attitudine a sperimentare e reagire agli stimoli ambientali, con modalità tipiche della persona.
Ad esempio, quando parliamo della predisposizione a manifestare    
un’alta reattività ansiosa agli stimoli, ci si riferisce a un tratto del 
temperamento, però, il trasferimento dello stato ansioso in forme di 
ansia sociale, o in disturbi psichici in generale, non è proprio del 
temperamento, ma attiene ai processi cognitivi.
 IL CARATTERE
Il carattere è l’insieme dei comportamenti abituali e distintivi di una persona.
Esso esprime l’insieme delle caratteristiche proprie di adattamento, di 
una persona, all’ambiente in cui vive; sia che si tratti dell’ambito 
sociale, sia che si tratti dell’ambiente fisico.
In pratica, il carattere di un individuo, descrive il suo modo stabilmente 
peculiare di interagire con l’ambiente, gli eventi e le situazioni. Questo 
adattamento comportamentale si riferisce anche ai valori, alle tradizioni 
e consuetudini della società.
Il carattere si determina attraverso l’esperienza acquisita durante l’età
 evolutiva, sia in ambito familiare, sia in quello sociale. Si tratta, dunque 
di comportamenti appresi. Ciò significa che il carattere è un insieme di 
comportamenti appresi.
Come già accennato, i comportamenti che descrivono un carattere sono 
abituali e questo implica che sono adottati con sistematicità e 
frequenza.
Il carattere, dunque, non è qualcosa di innato, ma è acquisito 
storicamente attraverso l’esperienza.

 LA PERSONALITA'

La personalità rappresenta la sintesi tra temperamento e carattere, frutto dell’interazione tra fattori innati e appresi.
Si tratta di una struttura in evoluzione che opera in una dimensione soggettiva 
ma soggetta a variabili esterne di varia origine (culturale, sociale o biologica). 
Secondo Mayer, che propone una definizione mediata tra le differenti teorie, la 
personalità è un sistema organizzato e dinamico interno all’individuo e 
descriverebbe l’azione combinata e collettiva dei suoi sottosistemi come, ad 
esempio, quelli cognitivi, emozionali, motivazionali, di interazione sociale, 
eccetera.
LOCUS OF CONTROL

Nelle scienze psicologiche, il termine Locus of control (luogo di controllo), indica la modalità con cui un individuo ritiene che gli eventi della sua vita siano prodotti da suoi comportamenti o azioni, oppure da cause esterne indipendenti dalla sua volontà.

Sono state individuate due tipologie di locus of control:
  • Interno: che è posseduto da quegli individui che credono nella propria capacità di controllare gli eventi. Questi soggetti attribuiscono i loro successi o insuccessi a fattori direttamente collegati all'esercizio delle proprie abilità, volontà e capacità.
  • Esterno: posseduto da parte di coloro che credono che gli eventi della vita, come premi o punizioni, non sono il risultato dell'esercizio diretto di capacità personali, quanto piuttosto il frutto di fattori esterni imprevedibili quali il caso, la fortuna o il destino.

ATTRIBUZIONE

L'attribuzione è una sorta di giudizio. Vi sono due tipi di attribuzioni; attribuzione esterna e attribuzione interna.
  1. ATTRIBUZIONE ESTERNARiguarda i comportamenti e gli atteggiamenti (es.:Il tuo comportamento è stupido).
  2. ATTRIBUZIONE INTERNARiguarda la tua personalità e carattere (es.:sei stupida)

ATTEGGIAMENTI    COMPORTAMENTI

     ↓                ↓

Qualcosa di più                                       Qualcosa di più concreto,
astratto.Magari                                       di già fatto.
hai intenzione                                         (prendo il libro)
di fare qualcosa,
ma non è sicuro.
(dici una cosa 
e ne fai un'altra,
o cambi idea).

sabato 4 marzo 2017

DARE UN SIGNIFICATO A CIO' CHE ACCADE 

ATTRIBUZIONE→ spiegazione di ciò che accade 


FRITZ HEIDERdue forme di attribuzione:
1)Attribuzione interna
2)Attribuzione esterna

1) Attribuzione interna: attribuzione a se stessi la causa di ciò che avviene può avere sia valenza negativa (è colpa mia) sia valenza positiva (è merito mio).
2) Attribuzione esterna: attribuire a motivi indipendenti dalla nostra azione quando accade (sono sempre sfortunato)

BERNARD WEINER:
1) INTERNALITA'→ Che riguarda la collocazione della causa di un certo fenomeno: interna al soggetto o esterna.
2) STABILITA'→ Ossia il carattere costante o non della causa.
3) CONTROLLABILITA'→ Cioè la possibilità o meno del soggetto di controllare la causa.

ATTRIBUZIONE

-INTERNA: RITENERSI RESPONSABILI

-ESTERNA: RESPONSABILITA' DEGLI ALTRI

DARE UN SIGNIFICATO ALLA VITA SCOLASTICA

Un alunno che confida in se stesso si affiderà allo studio per avere buoni voti a scuola. Un alunno che non crede in se stesso, cercherà l'aiuto dei compagni o i suggerimenti dell'insegnante.

LA MOTIVAZIONE

E' l'insieme dei meccanismi biologici e psicologici che determinano l'azione, l'orientamento verso un obiettivo e, infine, l'intensità della perseveranza:più si è motivati più l'attività è significativa e persiste nel tempo.

FATTORI DELL'ORIGINE DELLA MOTIVAZIONE:

1) Soggettivi: sono dentro di noi, come gli istinti, bisogni, tratti caratteriali.
2) Oggettivi: provengono dall'esterno, o perché sono imposti dall'ambiente fisico, o perché sono richieste dalla società.

MOTIVAZIONE INTRINSECA ED ESTRINSECA

MOTIVAZIONE INTRINSECAè costituita dalla curiosità. Da un piacere interno, qualcosa che parte da se.
MOTIVAZIONE ESTRINSECAqualcosa che parte dall'ambiente circostante (premi, punizioni, obiettivi di prestazione.





domenica 19 febbraio 2017

E-LEARNING E DIGITAL DIVIDE

Rispetto all'e-learning, con digital divide (divario digitale) si intende quell'insieme di differenze nell'utilizzo dell'e-leaming tra diversi segmenti di una popolazione.

Esistono molteplici tipologie di divario, tra cui: di accesso (connessi alla Rete/non connessi), generazionale (giovani/meno giovani), di genere (uomini/donne), di livello di disabilità (disabili/abili), di competenze tecniche (maggiormente competenti/meno competenti), di competenze linguistiche (conoscenza dell'inglese/non conoscenza), di status socioeconomico (ricchi/poveri) di livello educativo (scolarizzati/non scolarizzati), di razza (bianco/non bianco) di collocazione geografica (città/campagna), di livello di sviluppo del Paese in cui si vive (nord/sud del mondo).

A eccezione del divario di genere, in tutti i casi elencati più che una dicotomia tra avere una proprieta o non averla (per esempio essere scolarizzati o non esserlo) si tratta di un continuum di possibilita (per esempio possedere la licenza mempor dia piuttosto che quella superiore).

Non fa eccezione la possibilità di accesso, dal momento che esistono differenti velocita a cui ci si puo connettere alla Rete (per es.

a banda larga o attraverso modem) con differenze rilevanti rispetto a quali applicativi si è in grado di utilizzare.
 
Se non lo si pone esplicitamente come priorità e prerogativa della propria attività, è facile dimenticarsi del digital divide, supponendo che l'e-learning vada bene per tutti e sia un'opportunità a disposizione di tutti.

La diffusione di Internet nel mondo è uno specchio dei rapporti di potere esistenti.

Seppure si acceda sempre di più a Internet anche nei paesi in via di sviluppo asiatici, i dati più recenti dimostrano che circa la metà degli accessi alla Rete avviene dalla sola Europa e Nord America (insieme raccolgono un decimo della popolazione mondiale), senza contare che questi accessi sono associati a navigazioni notevolmente più prolungate e più ricche.


  
                  

PERCHE' NON GIUDICARE?!


Uno degli equivoci più frequenti, quando si parla di accettazione non giudicante, è la confusione fra accettazione della persona e approvazione dei suoi comportamenti. Secondo Rogers, il docente deve manifestare una considerazione positiva incondizionata nei confronti degli allievi. Rogers distingueva fra accettazione non giudicante e approvazione. Per accettare si intende: saper ascoltare il punto di vista altrui senza bloccarlo con critiche e con un giudizio.
Nella prospettiva del didattico si tende a identificare volontariamente la persona e i suoi comportamenti. Questo sistema valutativo può far si che la persona continuamente giudicata separerà lo sviluppo dell'immagine di sé dalle proprie risorse e dalle abilità. Le persone educate sotto un forte riconoscimento incondizionato tendono ad avere una scarsa autostima, si comportano in maniera sempre più difensiva, allontanandosi dagli altri.
Il contrario accade quando vi è un'accettazione incondizionata da parte degli altri. Vi è lo sviluppo di una buona autostima, fondata sulla fiducia.



DIALOGO EDUCATIVO

Si tratta di un movimento dialettico nato da un'analisi alimentata dallo scontro di idee contrapposte, attraverso il confronto di 2 universi conoscitivi. Il carattere asimmetrico del dialogo educativo è inerente alla situazione, per tanto l'assimetricità assume talvolta proporzionali tali al dialogo, vale a dire l'incontro dei soggetti che comunicano, che ascoltano e sanno intervenire al momento opportuno, non è più possibile.
In sintesi, la patologia del dialogo asimmetrico può essere ricondotta a 2 schemi: 
-O La funzione e lo scopo sono assunti in modo scorretto.
-Oppure si scambia il mezzo con il fine, l'interlocutore è assorbito dal ruolo che svolge e non è più in grado di arrivare ad assumere l'ultimo atto.
Nel dialogo, l'educatore deve concentrare la sua attenzione sul bambino o l'adolescente, accettando gli obblighi della sua posizione.


                       

domenica 5 febbraio 2017

LA PERCEZIONE VISIVA E GLI SCHEMI GESTALTICI


La Gestalt (Gestaltpsychologie, la psicologia della forma) ha dimostrato che la percezione sensoriale, in modo particolare quella visiva, svolge un ruolo creativo: non registra passivamente i dati della realtà "così come sono",ma è attiva, classifica e interpreta le sensazioni.
La Gestalt, e in primo luogo Max Wertheimer, hanno individuato i principi di raggruppamento degli oggetti.
Si tratta di schemi innati che collegano e organizzano i dati che riceviamo attraverso l'organo della vista. I principi più importanti sono i seguenti:

VICINANZA: Siamo portati a raggruppare oggetti vicini tra loro.

SOMIGLIANZA: In questo caso raggruppiamo oggetti fra loro simili.
CONTINUITA': Tendiamo a raggruppare gli oggetti che possono essere visti l'uno come continuazione dell'altro.
CHIUSURA: Siamo portati a raggruppare gli elementi in modo che formino una figura chiusa, quindi tendiamo a completare le parti mancanti di una figura.

PREGNANZA: Raggruppiamo gli elementi che possono costituire una figura semplice, regolare e simmetrica.

BUONA FORMA: Raggruppiamo gli elementi per ottenere la figura più semplice.

ESPERIENZA PASSATA: Raggruppiamo gli elementi associati alla nostra esperienza passata.

LA TEORIA SISTEMICA

Secondo la psicologia sistemica, tutto è comunicazione e il mondo psichico è un sistema.
Secondo Paul Watzlawick per spiegare un singolo fenomeno occorre prendere in considerazione tutto il suo contesto.

La teoria sistemica fornisce alcune indicazioni all'educatore:
- L'educatore nel contesto della classe, deve favorire la riorganizzazione interna ogni volta che un nuovo elemento turba l'equilibrio precedente.
- Nel gruppo egli deve individuare le persone-chiave, il cui mutamento di atteggiamento rende possibile il mutamento collettivo. (leadership https://www.youtube.com/watch?v=xKsVWJYfLys)
- Tiene sotto controllo l'ansia o stimola l'attenzione quando si presenta un problema o viene assegnato un compito: un'ansia eccessiva, infatti, può spingere alla fuga di fronte al compito da affrontare, mentre un livello troppo basso di ansia determina una bassa motivazione.

Ogni volta che un problema viene risolto, si crea un nuovo tipo di stabilità dinamica.

LA TEORIA UMANISTICA

La psicologia umanistica prese avvio soprattutto tramite l'opera di Carl Rogers che, nel 1951, con la pubblicazione del libro "La terapia centrata sul cliente, ne illustrò i fondamenti teorico/pratici: la malattia mentale nelle sue varie forme altro non sarebbe che una distorsione dello sforzo che l'individuo compie per attuare le proprie potenzialità. 
Il metodo suggerito da Rogers è la Terapia non direttiva, e, nel tenere sempre conto delle tendenze vitali dell'individuo, si limita a creare nel paziente le condizioni necessarie a favorirne la crescita. Il terapeuta non mostra al cliente il proprio punto di vista, ma assume il punto di vista del cliente che in questo modo si sente meglio compreso e apprezzato e lascia quindi emergere pensieri o sensazioni più profonde che prima temeva di portare a livello cosciente e verbalizzare.
L'approccio con il paziente, chiamato cliente per sottolinearne il potere personale di scelta che viene restituito alla persona, deve quindi essere basato su 3 elementi:
  • Congruenza: Può essere definita come una sorta di genuinità e onestà del terapeuta. Egli si mostra per quello che è, senza nascondersi dietro il proprio ruolo o le regole del setting. Questo non significa non avere filtri ed essere completamente sinceri, bensì non mentire e non dissimulare, in primis a se stessi, i propri sentimenti.
  • Empatia: il terapeuta entra in sintonia con il cliente, ne comprende i sentimenti e i pensieri e li prova "come se" fossero i propri. Il terapeuta restituisce la propria percezione al cliente e lo aiuta a diventare più consapevole dei propri stati d'animo.
  • Accettazione positiva incondizionata: Il terapeuta accetta, anche se non approva, il punto di vista del cliente. Viene data dignità alla verità del cliente, anche se questa può sembrare molto distante dalla realtà o dai valori del terapeuta, il quale si astiene da qualunque giudizio o valutazione. È a volte anche definita sospensione del giudizio.





LA TEORIA PSICOANALTICA DI FREUD 

La psicoanalisi (da psico-psicheanima, più comunemente "mente", e -analisi: analisi della mente) è la teoria dell'inconscio dell'animo umano.
Nell'indagine dell'attività umana essa si rivolge soprattutto a quei fenomeni psichici che risiedono al di fuori della sfera della coscienza.
In secondo luogo la psicoanalisi è una prassi psicoterapeutica. Nello specifico, come cura dei disturbi mentali e, all'origine, come cura dell'isteria e successivamente dei fenomeni psicopatologici chiamati nevrosi. In seguito, il suo uso è stato esteso allo studio e trattamento di altri tipi di psicopatologie.
La psicoanalisi nasce per curare determinati disturbi mentali indagando le dinamiche inconsce dell'individuo. Fino alla fine dell'Ottocento, tali disturbi venivano trattati da psichiatri e neurologi tramite ospedalizzazioni a scopo rieducativo o con l'utilizzo dell'ipnosi.
Sigmund Freud, neurologo e utilizzatore dell'ipnosi, ipotizzò che alla base dei disturbi mentali fosse riscontrabile un conflitto tra richieste psichiche contrarie. Nel corso delle sue successive formulazioni teoriche, Freud formulò tre ipotesi, una successiva all'altra, riguardo alla possibile genesi del conflitto
- Il conflitto tra principio di piacere e principio di realtà, cioè tra la necessità di soddisfare il "piacere" interno e il necessario confronto con il mondo reale
- Il conflitto tra pulsione sessuale e pulsione di autoconservazione (o dell'Io);
- Il conflitto tra pulsione di vita e pulsione di morte.